Triathlon

Triathlon: tre discipline e trecento emozioni

Fate una bella visita cardiologica prima di un triathlon non per lo sforzo fisico ma per le emozioni che vi troverete a vivere. 

Vi racconto le mie.

Le prime le ho assaggiate già in allenamento, e sono state legate alla volontà. 

Gli allenamenti a volte sono stati di gruppo a volte in solitaria perché se già è difficile gestire tre discipline, farlo con livelli di preparazione differenti è proprio un’impresa. Io ho avuto la fortuna di avere il mio amico Paolo al fianco, con cui condividere allenamenti, sogni e paure.

La voglia di provarci ci ha spinto in piscina, anche se  faceva freddo freddo fuori e il desiderio bruciante era quello di  buttarsi nella vasca da bagno.  La testardaggine ci ha portato a pedalare sui rulli come dei cricetini e sognare il fresco delle Dolomiti ad ogni ripetuta in salita…… e  poi a correre che detto così vi sembrerà la parte più facile ma poi nell’insieme si fa i conti anche con quella! 

Nel tempo, viste anche le esperienze raccontate nella chat di WA è arrivata la voglia di mettersi alla prova e l’iscrizione alla prima competizione che se da una parte ci ha caricato di entusiasmo, dall’altra si è insinuata come un chiodo fisso nei nostri ragionamenti quotidiani. Sempre presente un retrogusto velato di insicurezza , legato al “ ma ce la farò”?  Ma si dai che c’è ancora tempo, manca tanto, più di due mesi, ancora un mese dai dai … ops manca una settimana… ci siamo Deejay tri 2018.   

Il giorno prima è stato piuttosto frenetico, massimo impegno nel preparare diverse cose tra il body, la muta, la cuffia, la bici, e il make up waterproof! Talmente presi dall’idea fissa, quasi come se l’evento fosse uno spartiacque della nostra vita tra il prima e il dopo deejay…...

Finalmente è poi arrivato il momento di calare la cuffia e regolare gli occhialini….il cuore pompava a mille.

L’acqua scuretta dell’Idroscalo non faceva paura era calma, gallegiavamo tutte tranquille nella nostre sinuose mute nere. Poi la tromba, ma non si è scatenato l’inferno, almeno non dove ero io un po’ defilata sul fondo batteria. Al primo giro boa mi sono tranquillizzata e ho cercato l’allungamento sull’acqua come insegnatomi da Paolo in piscina, respirazione ogni quattro.... mi sentivo scivolare bene. Le bracciate regolari della triatleta a mio lato mi facevano compagnia e le alghe che salivano dal fondale sembrava mi salutassero. Poi a un certo punto sono sparite, un segnale di allarme che mi ha fatto alzare la testa ( e si mi sono dimenticata di guardare dove stavo andando.. hihihihi) stavo sbagliando direzione deviando verso le tribune. Ripresa la traiettoria ho cercato di recuperare un po’ di velocità e quelle bocche che si aprivano lateralmente sotto la cuffia fucsia affamate di aria mi facevano capire che l’arrivo era vicino. Ho terminato così la frazione nuoto e già un pezzo di tensione si stava sciogliendo. Bella contenta ho raggiunto la postazione cambio. 

Ho iniziato a togliermi la muta che ovviamente si è incastrata sulla caviglia sinistra, facendomi perdere secondi preziosissimi (ahahahah…), e lì è ricominciata la tensione. Ho preso tutto? Il casco, gli occhiali il pettorale e il cuore di nuovo boom boom fino alla riga bianca “SALITA BICI”…. Tutto bene le scarpette si sono agganciate subito e ho iniziato a pedalare, alla fine del primo giro mi sono messa in scia ad una ragazza. Ho preso un po’ il fiato e ci siamo date il cambio ma lei era più veloce di me nel riprendere velocità alle curve dei circuito nell’IBM e ci siamo perse. Gli uomini hanno cominciato a sfrecciarmi di fianco. Batterie velocissime in scia di almeno cinque o sei atleti che si urlavano e cambiavano come se non ci fosse un domani e ho sentito la mancanza di almeno una compagna femminile con cui poter fare squadra. Ho pensato a come nella vita in generale gli uomini hanno questo istinto e capacità nelle sfide di fare squadra tra di loro, di spingere, di spaccare. Qualità che riscontro anche nella versione maschile della mia famiglia. Loro sono lì in quel momento e non esiste nient’altro che la gara. La mia testa invece fa quel che vuole, come me del resto! Mentre percorrevo la seconda parte del secondo giro, forse l’idea di essere già arrivata fino lì, forse gli incitamenti, forse le endorfine o non so la motivazione…. so che  mi sono sentita felice, mi veniva da ridere… è stato impossibile al mio cervello ed al mio cuore dedicarsi solo allo sforzo…. Una felicità dilagante ha voluto prendersi il suo spazio, facendomi quasi provare imbarazzo per l’incontenibilità di questo sentimento. A tale proposito un’amica mi ha detto ma ci pensi con che condizionamenti viviamo… ti sei sentita quasi in colpa perché eri felice! Ed è vero forse perché era una gioia interiore scollegata dai figli, dalla famiglia, dalla ricchezza materiale cioè estranea a tutte quelle cose che siamo convinti ci possano e debbano portare felicità. 

Anche la frazione corsa ha visto l’alternarsi dei due sentimenti agitazione e sollievo, appena partita ho iniziato a sentire i polpacci duretti, il terrore crampi si è impossessato di me… ho bevuto un po’ di sali minerali e sono ripartita. Al giro di boa si è allentata la tensione e quando ho visto l’avvicinarsi dell’arrivo tutti i brutti pensieri hanno lasciato spazio all’euforia. Così quando ho visto Marco che mi incitava e faceva le foto a pochi metri dal traguardo, ho potuto solo sorridere felice e mandare i baci più volanti che sono stata capace. 

All’arrivo ho pianto da sola, ho pianto quando Willy mi ha chiesto com’è andata, ho pianto tantissimo quando è arrivato Paolo perché ha sollevato gli occhiali e sotto gli scendevano le lacrime.  Sono fortunata ad aver conosciuto il gruppo Virtus che guarda la coincidenza (che poi coincidenze non sono mai) si è affiliato Fitri federazione Triathlon nel mio anno d’iscrizione all’associazione. Provo profonda gratitudine per aver avuto modo di vivere anche questa esperienza. Ringrazio Paolo per aver condiviso con me gli allenamenti al mio ritmo ed anche i messaggi di ansia. Pensate che bello quando sdentati potremo dire ai nostri nipotini…”…perché ai nostri tempi, bastava poco, eravamo felici anche solo facendo triathlon!” 

Risultato 1h.32min.45, ma se tutti i tempi di gara e i cambi fossero stati rapidi come le mie emozioni sarei arrivata a podio. 

 Betty