Maratona

Maratona Atene 2018

Atene, 11 novembre. Sveglia alle 5,00, abbondante colazione e poi sul pullman dell’organizzazione per percorrere a ritroso quello che sarà il percorso della mia prima (e ultima?) maratona,

che è poi “La Maratona”, quella leggendaria percorsa da Filippide per avvisare gli Ateniesi dell’invasione nemica.

E mentre osservo dal finestrino i 42 Km che mi aspettano, lo sguardo da assonnato si fa preoccupato perché è un continuo sali-scendi ( più sali che scendi) e soprattutto perché solo ora mi rendo conto di quanto siano lunghi 42 km. Arrivati alla piana di Maratona ci si cambia, foto di rito, stretching, battute e risate per allentare la tensione. Noi esordienti siamo quasi tutti al decimo blocco e così partiamo mezz’ora dopo lo start ufficiale. Io corro con la mia compagna di avventure Antonella, accompagnate da suo fratello Marco che si mostra con noi di una premura e discrezione inappagabili. Da subito e per tutto il percorso, si corre tra due ali di folla che incita e saluta tutti i runners con entusiasmo commuovente. Non so quanti five ho battuto con le lacrime agli occhi, soprattutto quando siamo passati nelle zone devastate dall’incendio estivo indossando in segno di solidarietà una bandana verde per simulare gli alberi che ripopoleranno quelle terre anche grazie ai proventi e donazioni pro maratona. Ma veniamo alla corsa. I primi Km sono in piano, riesco anche a godermi il paesaggio e la vista del mare vicino, stiamo attente al ritmo di andatura anche perché non sappiamo cosa ci aspetta. Fino al 21° c’è un sole e un caldo inaspettato. Per fortuna l’organizzazione eccellente ci garantisce acqua ogni 2 km e mezzo. Antonella già al diciottesimo accusa dolori lancinanti al ginocchio ma stoica stringe i denti e decide di continuare. Al 25° comincia il cedimento e il passo rallenta ma non demordiamo. L’obiettivo posto è minimo: arrivare al prossimo ristoro,  così continuiamo a salire, un passo dietro l’altro, sguardo fisso sulla folla o sulle strisce che segnano l’asfalto. Arriviamo al 32°, la fatica aumenta, ci aspetta la lunga discesa verso Atene, le gambe dure col crampo in agguato, si accellera un pochino ma senza esagerare, Antonella al mio fianco non cede nonostante il dolore. Al 40° comincio a realizzare che ce la posso fare, superiamo tanti runners che camminano, alcuni si trascinano altri sono letteralmente fermi e capisco che la lunga, faticosa e costante preparazione dei mesi precedenti sta dando i suoi frutti. La folla intorno a noi aumenta e il tifo è sempre più coinvolgente, sono stravolta e vado avanti quasi per inerzia, ultima curva, in fondo c’è lo stadio, ricaccio indietro le lacrime perché voglio vedere il traguardo. Io e Antonella ci prendiamo per mano, ancora una volta insieme, sguardo stanco e incredulo di chi sta per chiudere un’impresa mentre Marco ci incita. Spunta dalla folla mio figlio Francesco che si mette a correre con noi e così entriamo tra le braccia dello stadio, il cuore si apre e lo sguardo si illumina, inevitabile il sorriso di chi si rende conto che ce l’ha fatta. La musica incalza e il ritmo aumenta, non riesco a dire una parola, sorrido e guardo il traguardo per godermi fino in fondo quel momento, in cui io vinco, vinco la fatica, vinco la paura di non farcela, vinco la Mia Maratona.

Lucia.