Esino Skyrace 2021 (un passo verso il Tor)

Oramai da qualche anno sono passato al “lato oscuro” della corsa: il trail.

Correre in montagna mi dà un senso di libertà ineguagliabile, i luoghi attraversati sono solitamente bellissimi, le gare sono a numero chiuso, perciò non ci sono le folle oceaniche che potresti incontrare invece in una gara in città come Milano o Roma.

Mi sto dedicando a distanze sempre più lunghe, 50-60-120 chilometri, ma il mio sogno è il Tor des Geants, la mitica corsa che attraversa tutta la Valle d’Aosta, 330 km e 26000 metri di dislivello, da completare entro 150 ore. Quest’anno il sogno potrebbe realizzarsi, sono stato sorteggiato perciò potrò prendere il via anche io il 12 settembre da Courmayeur.

Ma per arrivare alla gara preparato, con qualche speranza di finirla, bisogna nel frattempo accumulare nelle gambe tanti chilometri e metri di dislivello.

Una delle mie tappe di avvicinamento in programma è stata il 23 maggio la Esino Skyrace 2021, gara che parte da Esino Lario e si svolge sui sentieri della Grigna Settentrionale.

Già arrivare in auto ad Esino è uno spettacolo, dopo il sabato un po’ piovoso, la domenica mattina sembra promettere sole, solo un po’ di foschia e nuvole basse avvolgono le cime circostanti, rendendo il paesaggio ancora più mistico ed affascinante del solito.

La partenza è alle 9 precise, il folto gruppo si lancia sulla piccola discesa che porta dalla zona della chiesetta di San Vittore fin sulla strada principale, sgomitando anche un po’ per accaparrarsi le prime posizioni, in modo da non trovarsi nel solito imbuto che si crea alla prima salita. In realtà il percorso si snoda su una stradina leggermente in salita e corribile, che permette ai corridori più forti e veloci di prendere immediatamente la testa del gruppo.

Io mi trovo come sempre in mezzo, correre in salita non è mai facile, e non voglio bruciarmi tutte le energie subito.

Dopo un 3 km circa inizia il sentiero vero e proprio, a questo punto non si riesce più a correre ma bisogna spingere bene con le gambe. In questo tratto della gara le bacchette sono vietate, sarebbero pericolose e di intralcio.

La prima salita in effetti toglie subito il fiato, però arrivato in cima inizia una cresta molto bella, con alcuni punti attrezzati con corde. Siamo ai Pizzi di Parlasco e complice la giornata di sole, la visuale è bellissima.

Il percorso si fa tecnico, salite e discese su roccia, ma bisogna guadagnare ancora un po’ di quota fino a che ci si infila in un bosco e si corre giù verso il primo ristoro che si trova a Cainallo.

Il pratone che scende fino al punto di controllo è divertentissimo, si può lasciare andare le gambe e ci si sente come Heidi che corre in mezzo ai prati (manca solo qualche capretta).

A Cainallo, oltre a potersi rifocillare, si possono ritirare i bastoncini che l’organizzazione ha provveduto a portare fino qui, dopo averli consegnati a loro durante il ritiro pettorale.

L’idea di usare i bastoncini è stata veramente felice, la salita è ripida ma su prato, e l’aiuto che mi danno in quel tratto è determinante.

Inizia poi un saliscendi verso il rifugio Bogani, qui l’ambiente è più selvaggio e la Grigna Settentrionale domina la visuale. Al rifugio Bogani, ecco la neve! 

Un tè caldo ed un pezzo di crostata e via che mi aspetta prima una salita, breve ma ripida e poi un lungo discesone, bello sdrucciolevole che porta ad un passaggio bellissimo: la Porta di Prada, con un arco di roccia meraviglioso (le Grigne sono ricche di questi spettacoli naturali).

Mi aspetta però l’ultima fatica, una bella salita spezza-gambe fino in cima al Monte Pilastro, dove si trova un volontario che urla dalla cima a tutti i concorrenti esortandoli a non mollare. Il ragazzo (insomma, non proprio giovanissimo) merita sicuramente una lode per l’entusiasmo che regala a tutti noi.

In cima al Monte Pliastro c’è l’ultimo ristoro e qui mi fermo per un paio di minuti per tre motivi: sono stanco, il panorama qui è da togliere il fiato (si vede il lago di Como, Bellagio, l’isola Comacina), le volontarie sono ultra-simpatiche e mi diverto a chiacchierare un po’. Poi però intravedo salire qualcuno e mi ricordo di essere in gara e non ad un pic-nic e mi lancio nuovamente sul sentiero.

Passo prima il Monte Croce e poi con una discesa bella ripida e tecnica perdo velocemente quota.

Gli ultimi chilometri sono molto corribili, sentieri, strade poderali, e un ultimo tratto su asfalto. A parte un bel crampo che mi prende a circa 5 chilometri dall’arrivo, il finale è in crescendo e riesco a recuperare qualche posizione, fino all’arrivo “in solitaria” alla piazzetta della chiesa di Esino, dove mi aspettano un paio di panini, acqua, birra ed una panchina su cui buttarmi oramai distrutto.

La Esino Skyrace per quanto mi riguarda resta una delle più belle gare si possano correre in Lombardia, organizzata bene, a misura d’uomo, in un contesto fantastico. Ma è anche una gara tecnica e difficile, ed infatti i vincitori della categoria maschile e femminile sono rispettivamente Daniel Antonioli e Natalia Mastrota, ovvero due atleti di livello mondiale nel mondo delle skyrace.

Per quanto mi riguarda invece il risultato è soddisfacente (4 ore e 39 minuti), ed è un altro piccolo passo verso il traguardo più importante: il Tor des Geants.