STONEBRIXIAMAN ... La mia visione dei fatti !

Beh visto che l’atleta di elevata caratura ha detto la sua non posso più esimermi dal dispensarvi i miei insostituibili commenti.

Premessa: avevo seguito la prestazione del mio amico e compaesano Angelo che aveva partecipato all’ICON di Livigno nel 2017 arrivando quinto (e quarto nel 2018: chapeau).  Avevo pensato che quello fosse un tipo di triathlon che mi interessava: non sono fatto per gare con 2500 partecipanti, tonnara di partenza, giri di boa, circuiti, un sacco di asfalto etc. Deve essere qualche cosa di bello. Certo l’ICON era un po’ tosto per uno che non sapeva (e non sa…) nuotare; ma mi era caduto l’occhio sullo Stonebrixiaman che nel 2018 cadeva il 7 di luglio data nella quale decise però di sposarsi mia figlia Gaia quindi nulla da fare. Rimandato al 2019. Iscritto. E iscritto anche Rognoni (e qui forse dovremmo ringraziare chi ha pagato l’iscrizione). E siamo dunque a noi. Il fondo un po’ ce l’ho, gare di 40 ore non mi spaventano. Cerco di imparare a nuotare: impresa non semplice da iniziare a 55 anni. Uscite in acque libere poche. Qualche Levanto-Bonassola ma mai in un lago. Un po’ di lunghi in bici, 270-280 km. E lunghi in montagna o misti. Insomma quello che si riesce, con costanza ma senza troppa scientificità. Ad ogni modo è l’ora. Preparata la logistica, il cibo (patate lesse, uova sode e panini al salame: vietato ridere.) e le sacche si parte con Silvia la moglie. Alle 13 arriviamo a Sulzano; ritiro il pacco gara e la busta con tutto il necessario tranne il pettorale che viene consegnato “ufficialmente” al briefing. Non avendo mai fatto una gara di triathlon ho qualche problema con tutti gli sticker: non so dove appiccicarli…. Guardo, imito e chiedo spiegando che non ho mai fatto un triathlon e non so nemmeno bene come mettere la bici sulla rastrelliera. Tutti gentili mi spiegano con pazienza come fare. Immaginate in un triathlon con 2500 partecipanti: impensabile. Nel frattempo arriva Rognoni che esegue in scioltezza le stesse operazioni. Lui è in camper noi in pensione. Il briefing non è a Sulzano ma a Sale Marasino a 3 km. Gli avevo già detto che non gli avrei dato un passaggio perché ero certo mi avrebbe portato rogna ed era già abbastanza difficile sapere di averlo in gara insieme, ma alla fine ho ceduto. Avevo ragione ovviamente! Bene, cioè male ma comunque…. eccoci alla consegna pettorali. Uno degli organizzatori mi fa gli auguri pubblicamente (ecco…). Ma anche questa è fatta.  Raggiungo con Silvia la locanda dove alloggiamo. Circa 250 metri sopra Sulzano: posizione stupenda. La moglie è felice c’è anche la piscina e la finestra si apre proprio sul pezzo di lago che devo attraversare. Si si, bello ma un pelo inquietante della serie “ ‘sti c….” . Passa la sera, ci si sdraia. Mica si dorme ovviamente anche perché un gruppo di bresciani schiamazza in dialetto fino a mezzanotte…. 1.10 spengo la sveglia prima che suoni alla 1.30. Cerco di uscire dalla pensione con la moglie che mi accompagna giù in macchina. Cancello chiuso anche se il proprietario mi aveva detto “non c’è problema, lo lascio aperto”. Primo segno di sventura imminente. Lo sveglio…. Scendo in zona cambio. Preparo quanto resta, mi olio tutto come un tonno in scatola (appunto). Ci boano e ci imbattellano per portarci dall’altra parte: guardo meglio i “colleghi”: son tutti tosti …

Arriviamo. Mi fisso in testa la chiesa dall’altra parte del lago che si vede meglio del faro. Già che è mattina presto dico un Angelus con Rognoni (forse serviva un Rosario completo: terrò presente). Ci bagniamo. Entriamo in acqua. Il pontile precipita, cado in acqua mi faccio male alla tibia (secondo segnale di sventura  ….)  Avanzo alla chetichella a cagnolino rubando metri su metri (sono mezzucci lo so…). Via! Dieci concitate bracciate. Affanno. Aria. Terra. Voglio il Sole …. Seh magari…. Non riesco proprio a mettere sotto la testa, non mi sono programmato per nuotare in un lago nero di notte!! E manco mi viene in mente di tentare un improvvisato training autogeno. Continuare a cagnolino mi sembra esagerato. Cambio animale. Ripiego sulla rana rigorosamente con testa fuori autogiustificandomi così “vedo bene dove vado, arrivo prima di loro atleti di elevata caratura che nuotano senza guardare”. A posteriori penso che l’inquinamento del lago abbia inciso sulla mia capacità di ragionamento ma non so … Mi sembra anche di procedere bene anche se tutto il gruppo punta verso Montisola e io dritto verso la chiesa. Mi si affianca il gommone dei sommozzatori “tutto bene?”, “si si son solo lento. Che ore sono?”, “ le quattro e trentasei , vai tranquillo ce la fai. Vuoi un caffè? “, “ no grazie”. Proseguo. Ancora i sommozzatori. “ è fredda l’acqua? “, “no no. Che ore sono? “, “le cinque e sedici , ce la fai ma sbrigati“, “ok grazie non ci avevo pensato”. Albeggia. Miracolo! Riesco a mettere la testa sotto prima a rana e poi un po’ a stile. Quella casa sulla riva non arriva mai, ci metto un secolo a passarla. Corrente e un pelo di vento, quel tanto che proprio mancava. Ecco perché andavano sottocosta: si è più riparati. Piego a sinistra verso Montisola. Arranco. Ultimiiii metriii . Esco. Flash: Gravity, Sandra Bullock, almeno 30/40 secondi per riuscire a stare in piedi. C’è Lucia che mi aspetta sul pontile che mi dice “Lele sei stato bravissimo, adesso inizia per te la parte più facile”: meno male .  Tappeto, bip: 1 ora e 55 mi pare. Un fulmine! Non più di 3 o quattro bici. Mi cambio, mangio una patata lessa (ma perché poi: mai dar retta a Rognoni e mangiare le patate lesse…). Esco, inforco la bici che è evidentemente stata manomessa da Rognoni: non va… è frenata. Faccio pochi metri scendo per vedere quale diavoleria oltre all’acqua si è inventato per rallentarmi. Faccio girare la ruota: perfetta! Ah allora son le gambe. Si certo due ore di rana non le avevo mai fatte…. Gambe distrutte. Eccheddevofa’!  Pedalo come posso. Sono stupito dal raggiungere il primo posto di ristoro che ancora allestito mi attende. Passano 3 orette sono vicino a Edolo mi sorpassano sia gli organizzatori che Alberto il mio accompagnatore arrivato da Lissone; lo faccio fermare e smonto le protesi, pesano e non servono comunque più (me le dovrei mettere io le protesi …) . Ma ecco una sorpresa: passiamo da Corteno Golgi! Dovete sapere che a sinistra della statale c’è un’altra strada che collega Edolo all’Aprica passando da Corteno. Tu vedi la statale che sale e la tua strada no: completamente in piano. E la statale sale ancora, e inizi a pensare il peggio che infatti arriva: strappi continui al 20%. Con le mie gambe è bellissimo. Supero un collega. San Pietro in Aprica, svolta a destra salita a Trivigno. E qui per la prima volta mi si affianca l’ultima moto di scorta. Certo perché man mano che quelli dietro si ritiravano rimanevo l’ultimo. Pensionato sui 65 anni, baffi, cavalca uno scooter con scarpe non capisco bene se antiinfortunistiche o da motociclista. “Ciao sei stanco eh, sei l’ultimo”, “azz… come faccio a essere l’ultimo se a Corteno ne ho sorpassato uno? Comunque la tua presenza è inquietante, devi proprio stare qui vicino vicino? “, “si è ritirato quello dietro; almeno mi pare,,,“ wrommm e  sparisce per un po’. Ritorna: “adesso sei ancora più ultimo! Però davanti ce n’è uno a 100 metri, se lo superi non sei più ultimo”. Come dire: minacce nascoste dietro perle di saggezza. Passo l’alpe Trivigno proseguo verso il Mortirolo. Sento un rumore di scooter: è lui… “ciao, ma avrai mica intenzione di salire il Gavia, secondo me non ce la fai”. “ti ho già detto che sei inquietante ma devi anche portare rogna? Ti manda Stefano?”. Ah questa motivazione mi mancava. Fortunatamente poco più avanti ne supero due uno stremato a terra e l’altro lì lì per mollare. Non sono più l’ultimo!!! Discesa dal Mortirolo e salita a Ponte. Incontro la moglie che mi aspetta dopo Monno: mi fermo proprio 30 secondi. Ma ormai è tardi arrivo a Ponte alle 13.30 circa 90 minuti fuori tabella; inizio a salire il Gavia. So che non ce la potrò fare all’ultimo cancello delle 21 ma … amen. Il Gavia è notoriamente tosto ma dopo la rana è massacrante. Galleria. Ancora 2 km circa e son su. “su è pieno di gnocca” mi urla uno che scende. Oh cavolo mi tocca fare altre brutte figure … No dai speriamo di no… Tocco il Gavia, nessuna gnocca ma un gentile organizzatore che ha solo 2 bottiglie di acqua. Scendo (molto bello  ). Arrivo a Ponte alle 16.30 circa riparto alle 16.45. Si sale con strappi anche durelli. Capisco ancora più chiaramente che il cancello delle 21 è impossibile ma proseguo. Villa Da Legno: trovo moglie e accompagnatore, Alberto che inizia a trotterellare con me. Nuvole dense. Non so perché ma mi ricordano Igor, quello di Frankenstein Junior: infatti per non farci mancare nulla inizia a piovere torrenzialmente per 2 ore. Arriviamo a Ponte dopo 21 km alle 19.45: 3 ore per 21 km con più di 1000 metri di dislivello sotto 2 ore di temporale avendone superati 6 non è male ma inutile. Non arriverò mai al Tonale alle 21. Bastavano arrivare 20 minuti prima e ce la facevo. Mi ritiro e mi fermo. Errore!! Dovevo continuare sarei stato in cima alle 23 fuori gara ma chissenefrega. Mi ha fregato il cancello che è diventato il target. Ma il target era il passo Paradiso non il cancello. Sono un cretino. Mi sovviene ancora Igor : “ se la sorte ti è contraria e mancato ti è il successo, smetti di far castelli in aria e vai a piangere sul ….” Comunque la sorte c’entra poco, non ero abbastanza lucido, il cancello mi ha fregato. Doccia, pizza con Alberto e Silvia e nanna (letto più che nanna, alle 4.50 son già alzato a leggere). Ho imparato molto. Per imparare bisogna anche (forse soprattutto) fallire (dura lex sed lex). Target per l’anno prossimo: essere nei primi 20. Ho già iniziato a nuotare nei laghi di notte e Rognoni col cavolo che lo riporto al briefing!! Speriamo rimanga accesa la Luce che illumina la Chiesa: è indispensabile.